Il Decreto Dignità ha congelato il Redditometro

Il Redditometro è uno strumento messo nelle mani dell’Agenzia delle Entrate per combattere l’evasione fiscale controllando i conti dei risparmiatori italiani. La finalità è di scovare discordanze tra lo stipendio percepito e uno stile di vita che andava ben oltre le possibilità economiche. Di fronte ad un gap superiore al 20%, scattano i controlli del Fisco.

Pare che adesso lo strumento stile “Grande Fratello” sia stato sospeso, almeno per le dichiarazioni dal 2016 in poi, mentre resta attivo per quelle precedenti. Cosa cerca il redditometro? Acquisti di autovetture costose o di una barca, unite ad un reddito non proprio elevato. In questo caso, la puzza di evasione inizia a sentirsi.

Il redditometro è stato sospeso a causa del Decreto Dignità, che venne approvato verso la fine del 2018. Tuttavia, con un comunicato datato 14 agosto 2019, l’Agenzia delle Entrate ha dichiarato di volerlo ugualmente utilizzare, ma soltanto per le dichiarazioni dei redditi antecedenti il 2016.

L’Agenzia sta violando la legge, rendendo illegittimo un accertamento? In realtà, il comunicato afferma che il redditometro non è stato abolito, ma che non può essere applicato ai contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi dopo il 2016. Quindi, i soggetti in questione subiranno soltanto il controllo “canonico” da parte del Fisco.

Il provvedimento è stato abolito dal Decreto Dignità perché considerato imperfetto, con gli indicatori di capacità contributiva come spia per gli evasori. Prima che Salvini mandasse in crisi il matrimonio governativo con i Cinque Stelle, l’intenzione era quella di affinarlo e migliorarlo. Quindi, ecco il motivo per il quale l’Agenzia delle Entrate, preso atto della carenza, ha rinunciato al redditometro, ricordando però che continuerà ad utilizzarlo fino al 2015 unitamente ad un altro software chiamato “Verdi”.

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