Nuovo emendamento salva-banche: mezzo miliardo per le fusioni al Sud

Il leghista Giulio Centemero, durante la relazione al Decreto Crescita, è stato chiaro: “Bisogna salvare le banche del Sud Italia, in particolare la Popolare di Bari, per evitare problemi qualora andassero in default oppure non fossero capitalizzate”.

L’emendamento, contenuto nel decreto, è una barriera necessaria per tutelare le imprese, troppe dipendenti dal sistema bancario e dal suo credito. Fallimenti continui acutizzerebbero una crisi economica già di fatto in essere. “Una volta ottenuto il nulla osta della dg comp (antitrust UE), bisogna intervenire subito”, ha affermato Centemero.

Non sono d’accordo le opposizioni, che vedono nell’emendamento non una vera e propria riformulazione ma una proposta nuova e che andrebbe trattata ex-novo dai relatori attraverso dei sub-emendamenti da presentare nei modi e nei termini adeguati.

La proposta avanzata dal Governo contempla degli incentivi alle aggregazioni delle imprese sia finanziarie che non, trasferimento delle attività fiscali ai soggetti nati dalle aggregazioni, che diventerebbero credito d’imposta, per una cifra non superiore ai 500 milioni di euro.

Mauro Del Barba, deputato del Partito Democratico, ha dichiarato: “I relatori della maggioranza governativa hanno presentato in commissione questo nuovo emendamento definendole ‘urgente’. Fino a due giorni fa, sempre in commissione, avevano chiuso un accordo sui tempi dei lavori con le minoranze ed ora lo vogliono disattendere per introdurre uno nuovo per salvare gli istituti di credito. A me pare più un’improvvisazione che un’urgenza, e dovrebbe spiegare agli italiani e alla commissione il loro modo di agire”.

Il deputato ha incalzato la sua rimostranza affermando che “per salvare la banche del Sud utilizzeranno come al solito i soldi degli italiani, agendo sottotraccia e senza dibattito, forzando la tempistica democratica e violando apertamente gli accordi. Una differenza non da poco”.

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