Salva Roma, tensione massima: decreto bloccato, ma il Parlamento può intervenire

Il Consiglio dei Ministri che si è concluso qualche ora fa è stato senza ombra di dubbio uno dei più tesi di questa nuova stagione politica: sembra proprio che nel corso del CdM, durato la bellezza di quattro ore, si siano sfiorati più volte dei veri e propri punti di rottura. A rischiare di far saltare tutto, una delle norme più dibattute del decreto Crescita, ossia il cosiddetto Salva Roma, che come voluto dal Movimento 5 Stelle, puntava fondamentalmente a scaricare gli enormi debiti della Capitale sulle casse dello Stato.

All’uscita dal CdM, la Lega, per bocca del vicepremier Matteo Salvini, ha fatto sapere che la norma Salva Roma è stata scongiurata. Non con poca soddisfazione, Salvini ha detto: “I debiti della Raggi non saranno pagati da tutti gli italiani, ma restano in carico al sindaco. La Lega è soddisfatta di questo risultato. Sono stati stralciati i commi 2, 3, 4, 5 e 6 della norma Salva Raggi”.

Il Movimento 5 Stelle ha però precisato che in realtà lo Stato non è ancora stato esentato totalmente dai debiti di Roma, in quanto è previsto uno spazio di competenza del Parlamento che potrebbe ribaltare le carte in tavola.

“Il Consiglio dei ministri – hanno puntualizzato fonti pentastellate – ha dato l’ok ai commi 1 e 7, mentre sugli altri deciderà il Parlamento. Questo è un punto di partenza, anche perché siamo convinti che il Parlamento sarà in grado di migliorare un provvedimento che, a costo zero, fa risparmiare soldi non solo agli abitanti di Roma, ma a tutti gli italiani”. Secondo i 5 Stelle, il Consiglio dei ministri non avrebbe neppure discusso il decreto crescita, per cui “Salvini sbaglia quando dice che il decreto è stato stralciato, men che meno è stato stralciato il Salva Roma”.

Insomma, tra una Lega che propone una versione dei fatti e un Movimento 5 Stelle che ne sbandiera un’altra completamente diversa, ancora non si è capito se e come il decreto Crescita andrà avanti per la sua strada. Fatto sta che il CdM in questione ha generato delle grosse fratture anche tra Matteo Salvini e il premier Giuseppe Conte. “Non siamo tuoi passacarte, devi avere più rispetto degli altri componenti del governo”, avrebbe tuonato Conte.

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