Banche italiane, raggiunto accordo per ammorbidire le norme bail-in

Il governo italiano e la Commissione europea hanno sottoscritto un accordo temporaneo per rimborsare alcuni investitori che hanno acquistato azioni nelle banche fallite. Le regole del bail-in escogitate dopo la crisi finanziaria dell’ultimo decennio sono state progettate per rendere finanziariamente responsabile una banca e i suoi creditori, anziché i contribuenti, con gli azionisti in prima fila.

Da quando la normativa è entrata in vigore nel 2016, gli azionisti sono stati completamente spazzati via da tutti i fallimenti bancari, tra cui la Monte dei Paschi di Siena e due banche minori del nord est che le autorità italiane sono intervenute per salvare nel 2017. In alcuni casi le perdite hanno riguardato anche agli obbligazionisti, mentre i correntisti sono sempre stati risparmiati.

Grazie al questo accordo provvisorio tra Bruxelles e Roma, gli obbligazionisti e gli azionisti delle banche fallite posso adesso reclamare i loro soldi. “La Commissione è in contatto costante con l’Italia sulle misure proposte”, ha detto il commissario europeo per i servizi finanziari Valdis Dombrovskis.

In base all’accordo, gli azionisti con redditi annui inferiori a 35.000 euro e beni del valore inferiore a 100.000 euro sarebbero stati automaticamente compensati per le perdite subite in salvataggi bancari passati.

L’accordo favorirebbe in particolare i risparmiatori italiani costretti ad acquistare azioni bancarie in cambio di mutui in quelle che sembrarono essere transazioni fraudolente; ma i più critici sostengono che è improbabile che tutti gli aventi diritto a chiedere un risarcimento in base al criterio di ricchezza fossero vittime di truffe.

In una sentenza del mese scorso, interpretata come un ammorbidimento delle regole del bail-in, i giudici dell’UE hanno ribaltato una decisione presa nel 2014 dalla Commissione europea per bloccare il salvataggio di Tercas, una piccola banca italiana, con denaro proveniente dal fondo dei correntisti italiani.

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