Berlino pensa alle banche italiane piuttosto che alle proprie

Un metodo classico per far distogliere agli altri lo sguardo dai propri problemi è quello di indirizzarlo verso quelli di altri. E’ un po’ ciò che sta facendo la Bundestag, il Parlamento tedesco. Nonostante la Germania viva un periodo particolarmente difficile dal punto di vista economico, con le banche tedesche che navigano in acque molto agitate e costrette a raffazzonate fusioni per attutire meglio i contraccolpi provenienti dall’esterno Frank Schaeffler, appartenente al partito liberal-democratico, ha chiesto alla Vigilanza della Bce chiarimenti sulle banche italiane Carige e Popolare di Bari, temendo possibili effetti di contagio.

Andrea Enria, presidente della Vigilanza, ricevuta la richiesta da parte di Wolfgang Schauble, presidente del Bundestag, ha così risposto: “La Bce ha un suo meccanismo interno per gestire le crisi e offrire risposte tempestive ed efficaci. Nel terzo trimestre del 2018 gli asset delle prime dieci banche italiane ammontava a 2.190 miliardi di euro. La Carige presentava un totale degli attivi di 22,5 miliardi, mentre quelli della Monte dei Paschi di Siena era di 132,2 miliardi di euro. Per quanto concerne la Popolari di Bari, gli attivi erano di 14,5 miliardi di euro. Sempre nel trimestre di riferimento, i crediti deteriorati detenuti dalle 10 banche era di 154,6 miliardi di euro, di cui 19,6 miliardi imputabili a MPS, 2,6 miliardi alla Popolari di Bari e 3,5 miliardi a Carige”.

A questi numeri, si sono aggiunti quelli di Erik Nielsen, capo economista di Unicredit. Nel terzo trimestre 2018, i paesi della zona euro ad avere un ratio sui crediti deteriorati maggiore all’1,8% (media UE) erano il Portogallo col 6%, l’Irlanda col 5% e l’Italia col 4%. Spostando l’attenzione sul rapporto costo/rendimento, l’indice delle banche italiane era al 63%, mentre quello di Spagna e Portogallo era rispettivamente al 52% e al 53%. Nello stesso periodo, le banche tedesche presentavano un indice dell’80%, con la sola Deutsche Bank al 90,3%.

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