L’età dell’oro in cui hanno vissuto la banche centrali in tutta Europa è finita. Per più di un quarto di secolo, periodo in cui i tassi d’interesse sono stati liberi da interferenze politiche, le autorità monetarie sono diventate i capri espiatori dei funzionari eletti. Il presidente statunitense Trump, i politici da Roma e Londra: tutti felici di trascinare nel fango le banche centrali.
Charles Goodhart, ex policy maker della Banca d’Inghilterra, ha dichiarato: “I giorni dell’indipendenza della banca centrale sono ormai un ricordo. Se prima era vista come l’unica ancora di salvezza, adesso potrebbe diventare il nemico del popolo”. Ad ottobre, il presidente della BCE Mario Draghi aveva lanciato l’allarme sull’indipendenza sotto attacco. Un allarme che non aveva scosso nessuno.
A dieci anni dalla crisi finanziaria, che ha ampliato molto il loro mandato, le banche centrali si trovano ora costrette ad agire con cautela, cercando di bilanciare la responsabilità in uno spazio politico in cui l’esame può trasformarsi in abuso.
Adam Posen, ex funzionario della BOE e attuale presidente del Peterson Institute for International Economics, ha dichiarato: “Tutto questo è la logica conseguenza delle vecchie politiche che hanno generato opposizione verso i tecnocrati e le loro competenze. Appare poco probabile che la prossima recessione, ormai inevitabile, venga compensata dalla politica monetaria”.
Grazie alla natura internazionale della sua creazione, l’indipendenza della BCE appare difficilmente attaccabile. Ma in altri luoghi all’interno dell’UE, le banche centrali vengono spinte verso l’equità.
In Italia, ad esempio, i vicepremier Salvini e Di Maio hanno spesso criticato il potere di vigilanza della Banca d’Italia. I due ministri hanno costretto il governo a rinviare la decisione sul rinnovo del mandato ad Ignazio Visco, presidente della Banca d’Italia. Inoltre, il Movimento Cinque Stelle ha più volte sollecitato la creazione di una legge che affermi l’appartenenza agli italiani di 104 miliardi di euro della banca centrale.