Negozi chiusi la domenica: la legge è tutta da rifare

Sembrava che la misura sulla chiusura domenicale dei negozi fosse praticamente pronta, e invece un colpo di coda della Lega ha fatto cadere il tutto. In realtà la Lega è già da un po’ che tenta di smontare la legge sulle chiusure domenicali degli esercizi commerciali; legge che è sempre stata cara al Movimento 5 Stelle e al suo leader Luigi Di Maio. Proprio per questo il governo aveva avviato un nuovo tavolo di trattativa pur di arrivare ad un punto di incontro, ma a quanto pare questo punto di sintesi è più lontano di quanto potessimo immaginare.

“Il testo – ha spiegato il senatore leghista Andrea Dara – è stato cambiato totalmente rispetto a quella che era la formulazione iniziale. Per questo motivo dovremo ricominciare da capo e risentire di nuovo tutte le associazioni coinvolte”. Il tentativo comunque è di cercare di arrivare ad un testo di sintesi: “Il testo che intendiamo presentare può essere modificato e penso che anche Pd e Forza Italia e più in generale le forze a cui non piace questa legge, chiederanno nuove audizioni delle categorie interessate. Noi comunque andiamo avanti e siamo aperti a qualsiasi proposta migliorativa”, ha detto il parlamentare leghista.

Intanto Di Maio ha incontrato autorevoli esponenti della Chiesa proprio per cercare il suo supporto a questa legge. A proposito di questo incontro, Dara ha dichiarato: “L’incontro tra Di Maio e Parolin è noto a tutti. Sappiamo che il mondo cattolico preme per la regolamentazione delle aperture domenicali, anche in passato il clero ha sempre sostenuto questa linea. Io non mi pongo il problema e Di Maio, dal canto suo, può dialogare con chi vuole”.

All’obbligo di chiusura domenicale dei negozi restano contrari Forza Italia e Partito Democratico, secondo cui una legge di questo genere non farebbe altro che peggiorare la situazione economica italiana, oltre che far nascere non pochi problemi dal punto di vista occupazionale. Anna Maria Bernini di Forza Italia ha detto: “Questa legge rischia di bruciare 80mila posti di lavoro, di creare caos nella distribuzione ed un problema di disuguaglianza tra diversi territori ed esercizi. Si preannuncia un effetto domino disastroso”.

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