Premi agli statali in Bot anziché in euro?

Sia il Movimento 5 Stelle che la Lega hanno escluso l’ipotesi di introdurre una patrimoniale, così come hanno accantonato l’idea di un prestito forzoso da applicare ai più ricchi per perseguire un vago obiettivo di redistribuzione del reddito. Tuttavia sul tavolo del governo si stanno rincorrendo diversi studi che in qualche modo riesumano provvedimenti di questo genere, probabilmente anche per cercare di andare incontro ai correttivi chiesti dall’Unione Europea.

Qualcosa pur di calmare le acque, dopotutto, va fatta. La Banca centrale europea in fondo sta per chiudere i rubinetti del Quantitative Easing e anche da Bruxelles non sembrano più disposti a concedere eccezioni e proroghe all’Italia: il Belpaese deve ricominciare a comportarsi in modo serio se vorrà sopravvivere alle prossime sfide globali.
Una delle soluzioni che si stanno paventando riguarda l’ipotesi di non pagare più i premi agli statali sotto forma di denaro, ma di darglieli sotto forma di Bot. In questo modo il governo riuscirebbe a piazzare titoli che sul mercato non sta riuscendo a vendere come vorrebbe, il che significherebbe ossigeno per le casse dello Stato (anche perché tali titoli non verrebbero incassati fino alla loro scadenza, a meno che i beneficiari, con lo spread alle stelle, non vogliano rimetterci).
Non è ancora chiaro se il governo continuerà ad approfondire su questa strada o se deciderà di mollare la presa. Certo è che sostituire gli euro con i Bot significherebbe aprire la strada al famigerato prestito forzoso. Al di là di tutto la misura seguirebbe il filo logico che molti sovranisti ed antieuropeisti sollevano a sostegno delle loro tesi, ovvero che il debito pubblico italiano, pari a 2.500 miliardi di euro, non sarebbe un problema se si considera che il risparmio privato ammonta a quasi 5mila miliardi.
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