Ormai è ufficiale: sia il reddito di cittadinanza sia Quota 100, ovvero le due misure cardine che questo governo avrebbe dovuto portare a casa già nei primi mesi di legislatura, sono state fatte fuori dalla manovra finanziaria. L’unica misura shock che la Legge di Bilancio conterrà è la flat tax per le partite Iva che guadagnano fino a 65mila euro annui.
Per quanto riguarda le altre due norme, infatti, ci sarà da aspettare dei disegni di legge appositi; disegni dei legge che a detta di Luigi Di Maio dovrebbero arrivare entro il periodo natalizio. Il provvedimento su Quota 100, per esempio, è stato rimandato di qualche settimana, anche se ci sono dei pessimisti che parlano di uno slittamento addirittura a inizio 2019. Il testo su cui si punta dovrebbe permettere il pensionamento anticipato a fronte di un’età minima di 62 anni e di un pregresso contributivo di 38 anni; il tutto regolato da quattro finestre annuali, a cadenza trimestrale.
Il nodo di Quota 100, però, è che molto probabilmente la riforma non sarà esattamente uguale a quella che si è andata sbandierando in campagna elettorale: nel pre-elezioni, infatti, si era fatto credere che Quota 100 avrebbe sostituito la riforma Fornero, mentre invece, per la piega che stanno prendendo le cose, pare che Quota 100 finirà semplicemente per essere uno strumento destinato a correre parallelamente alla riforma Fornero e a garantire il pensionamento anticipato.
Per giunta, esattamente come avviene per l’Ape varato dal governo a guida Pd, anche Quota 100 prevederà delle penalizzazioni per chi dovesse avvalersi del pensionamento anticipato. Anzi, a conti fatti le penalizzazioni di Quota 100 sembrano essere persino più salate rispetto a quelle previste dal famigerato Ape.
Per quanto riguarda il taglio delle pensioni d’oro, Opzione Donna e il destino previsto per l’Ape Sociale, invece, ci sono versioni conflittuali che non ci consentono di provare a delinearne gli sviluppi futuri.