Restano pochi mesi alla fine del bonus ristrutturazioni: fino a fine anno sarà ancora possibile effettuare lavori di ristrutturazione e recuperarci il 50%, così come effettuare interventi di efficientamento energetico e recuperare il 65% della spesa effettuata (e così via con il bonus mobili, bonus verde e quant’altro).
Il nuovo governo, con la prossima legge di Bilancio, dovrà stabilire se e in quali termini prorogare tutti questi bonus legati agli interventi sugli immobili, e stando a quanto si sente dire c’è un’elevata probabilità che qualcosa cambierà (in peggio): l’ipotesi più probabile è che per poter fare spazio a progetti di riforma come reddito di cittadinanza e flat tax, il governo finirà col togliere di mezzo tutti i bonus ristrutturazione, o tutt’al più potrebbe lasciarli ma non più a queste (generose) percentuali.
Fatto sta che fino a dicembre 2018 si è ancora in tempo per effettuare spese di ristrutturazione e recuperarne la metà. Per poter portare in detrazione le suddette spese, ricordiamo, è necessario che ci sia sempre una fattura atta a dimostrare l’intervento effettuato, e un metodo di pagamento tracciabile (bonifico bancario) in grado di certificare l’effettiva spesa. Se non si rispetta anche solo una di queste due clausole, le spese non possono essere portate in detrazione.
Un errore che spesso si tende a commettere è quello di pensare che come metodo di pagamento vadano bene anche assegni e carte di credito, in quanto effettivamente tracciabili. Ma la normativa è molto chiara (e rigida) in questo senso: per le ristrutturazioni si può pagare solo con il bonifico bancario, e per di più il bonifico stesso necessita di alcuni accorgimenti in fase di compilazione. Ciò che si può pagare anche non a mezzo bonifico sono semmai gli oneri di urbanizzazione, le spese di autorizzazione, le denunce di inizio lavori e le ritenute fiscali dei professionisti.
Fatte salve queste premesse, per tutto il 2018 si potranno detrarre spese per ristrutturazione per il 50% della spesa effettuata e fino a un massimo di 96.000 euro. Dal 2019, a meno di un intervento mirato del governo in carica, la detrazione scenderà al 36% e l’importo massimo recuperabile a 48.000 euro.