Colf e badanti più care nel 2019? Si ragiona sul blocco dei contributi

A seguito della denuncia dell’Assindatcolf, riguardante l’aumento dei contributi per colf e badanti, il governo sta cercando di correre ai ripari applicando alcuni correttivi sul lavoro domestico direttamente nel Decreto Dignità. Decreto, di cui si sta facendo un gran parlare in questi giorni.

La proposta di aumentare i contributi che le famiglie pagano per le colf, le baby sitter e le badanti è stata dettata da diversi fattori, primo fra i quali la scarsità delle risorse economiche che non permette alla fiscalità generale di intervenire sulla previdenza di queste fasce di lavoratori.

Tuttavia, se la questione era stata portata nel dibattito pubblico dai sindacati di categoria, la misura non è piaciuta affatto alle famiglie, visto e considerato che un incremento della tassazione porterebbe a un rincaro a famiglia di circa 200 euro l’anno. E allora che si fa? Ancora è tutto da vedere, ma il governo a guida Lega-Movimento 5 Stelle sembra intenzionato a fare marcia indietro tenendo stabile il costo dell’assistenza di baby sitter, colf e badanti.

All’interno del Decreto Dignità potrebbe quindi figurare un capitolo riguardante proprio l’assistenza domestica. Le Commissioni Finanze e Lavoro della Camera approfondiranno i 900 emendamenti che sono stati presentati al testo originario, e tra questi analizzeranno anche quelli riguardanti appunto il blocco della tassazione su questo specifico settore.

Gli emendamenti, in ogni caso, oltre a prevedere un allentamento del peso dei contributi maturati dai collaboratori domestici, si concentrano anche su incentivi all’assunzione dei giovani, su misure inerenti le sigarette elettroniche e su penalizzazioni per le imprese che trasferiscono rami della loro attività all’estero. Sotto la lente di ingrandimento anche i voucher, che potrebbero tornare per alcune categorie di lavoratori ma su cui i sindacati si sono già espressi minacciando l’istituzione di una class action qualora dovessero essere reintrodotti (c’è una buona probabilità che i buoni lavoro tornino quanto meno nel settore agricolo).

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