Fra Tito Boeri, presidente dell’Inps, e Matteo Salvini, ministro dell’Interno, è guerra aperta. A Salvini, ma per la verità un po’ a tutto il governo, non è piaciuta la stima che l’Inps ha fatto sul decreto Dignità approvato dal Consiglio dei Ministri, secondo cui farebbe perdere 8mila posti di lavoro in un anno. Questa polemica quindi va ad appesantire un clima che si era già irrigidito con il caso migranti, in occasione del quale Boeri, andando contro la politica di governo, disse che gli immigrati servono all’Italia e ai suoi conti pubblici.
Ad ogni modo quest’ultima vicenda ha reso i toni ancora più esasperati. Giovanni Tria, ministro dell’Economia, ha detto che le stime fatte dall’Inps e dalla Ragioneria generale dello stato sulle conseguenze del decreto Dignità sono “prive di basi scientifiche e in quanto tali assolutamente discutibili”. Una stoccata che ha coinvolto anche Boeri e su cui Salvini ha poi messo il carico da novanta: “Il presidente Inps, nominato da Renzi, continua a dire che la legge Fornero non va toccata e che i migranti ci pagano le pensioni. Io penso che sbagli e che dovrebbe dimettersi se continua a remare contro questo governo”.
Tito Boeri, dal canto suo, ha ribattuto: “Siamo ai limiti del negazionismo economico”. “Se l’obiettivo del decreto Dignità era garantire maggiore stabilità al lavoro e una più alta produttività in futuro, pagando pegno con una iniziale riduzione dell’occupazione, queste stime allora non dovrebbero spaventare. Spaventa invece la campagna che è stata messa in atto contro chi prova a costruire un dialogo oggettivo, poggiato su basi altrettanto oggettive. Consapevoli dell’incertezza che circonda le stime, continueremo a monitorare attentamente i dati, come la legge peraltro ci richiede”.
“Voglio precisare – ha concluso Boeri – che gli attacchi provenienti dal governo non ci intimidiscono, perché i dati stessi non si fanno intimidire”.