E’ sempre stato uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle, ed ora che la salita a Palazzo Chigi è riuscita, l’obiettivo è quello di portarlo a termine una volta per tutti. Stiamo parlando del tanto decantato taglio delle pensioni d’oro, che in questi giorni sta tornando a presenziare l’agenda politica del governo gialloverde.
Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio aveva annunciato a mezzo Facebook che “nonostante quest’estate non ci siano i mondiali, gli italiani avranno comunque qualcosa da festeggiare, e cioè la fine delle pensioni d’oro e l’inizio di un’Italia più giusta”. Ma esattamente in cosa consiste questa misura tanto cara ai pentastellati?
Nel contratto di governo su cui si regge l’alleanza Lega-Movimento 5 Stelle, alla voce “tagli dei costi della politica e delle istituzioni”, si fa espresso riferimento ai vitalizi, alle auto blu e agli aerei di Stato, ma anche alle famigerate pensioni d’oro. Il taglio, stando a quanto si legge nel contratto, riguarderà le pensioni superiori a 5mila euro netti mensili per le quali non corrisponde un rispettivo versamento contributivo.
In pratica si vogliono tagliare sì le pensioni d’oro, ma solo quelle che non sono rette da un annesso versamento dei contributi.
I dati dell’Osservatorio sui flussi di pensionamento dell’Inps relativi al 2017 ci dicono che le pensioni superiori a 3mila euro sono aumentate da 16.015 a 20.041 unità in poco più di un anno. L’obiettivo del governo è quindi dare una sforbiciata a quelle che sono ferme al metodo retributivo. La stima di Di Maio è di un risparmio di circa un miliardo di euro l’anno che verrebbe così reinvestito sull’aumento delle pensioni minime, anche se il risparmio atteso viene giudicato da molti esperti un po’ troppo ottimistico.