Il Documento di economia e finanza approvato dalla Camera dei Deputati non è propriamente propositivo nei confronti di chi sperava che questo governo potesse rivoluzionare il sistema fiscale.
Il fatto è che il Def appena approvato a Montecitorio si concentra prevalentemente sulle clausole di salvaguardia, e quindi sul disinnesco degli aumenti Iva che dovrebbero partire dal primo gennaio 2019. Di conseguenza, di spazio per la flat tax e per il reddito di cittadinanza, al momento, non ce n’è.
E’ la dura realtà che il ministro dell’Economia Giovanni Tria si è ritrovato a dover descrivere, ricordando le difficoltà del quadro economico e la priorità che occorre avere sulla riduzione del debito pubblico. “L’obiettivo prioritario – ha detto Tria – deve essere l’aumento della crescita. Dobbiamo rafforzare la nostra competitività e la dinamica produttiva”, ed è proprio per questo che bisogna “attuare riformare strutturali e rilanciare gli investimenti pubblici”.
In ogni caso, la nota positiva derivante dal Def è per l’appunto l’impegno che la maggioranza di governo ha preso per disinnescare le clausole di salvaguardia, che altrimenti si tradurrebbero in un aumento delle aliquote Iva e delle accise su benzina e gasolio. Un impegno che per la precisione non è stato preso solo da Lega e Movimento 5 Stelle, ma da tutto l’arco parlamentare che su questo fronte appare da sempre molto compatto.
Per quanto riguarda le riforme vere, vale a dire flat tax e reddito di cittadinanza, il governo gialloverde si vedrà inevitabilmente costretto a chiedere maggiore flessibilità di bilancio all’Europa per poterle attuare. “Sarà quasi d’obbligo impostare in Europa un dialogo volto a concederci regole di bilancio più flessibili e maggiori spazi per le spese produttive”, ha detto Federico D’Incà del Movimento 5 Stelle.