Iva e accise, rincari quasi inevitabili senza un governo

Scongiurare l’aumento dell’Iva. Questo è l’obiettivo cardine che il prossimo governo deve darsi. Sul 2019 pesa infatti un carico non da poco, ovvero quello delle clausole di salvaguardia che non sono ancora state sterilizzate e la cui attivazione potrebbe tradursi in un salasso per gli italiani.

Nel caso in cui dovessero scattare le suddette clausole, infatti, ci sarà innanzitutto un aggravio del carico fiscale, e poi anche un crollo dei consumi, in quanto già solo l’aumento dell’Iva, per esempio, finirebbe col far costare di più tutti i beni e i servizi presenti sul mercato.

Per evitare l’aumento dell’Iva, il prossimo governo dovrà essere in grado di trovare la bellezza di 12,5 miliardi di euro per il 2019 e altri 19,1 miliardi per il 2020. Che sia di scopo, tecnico o di tregua, non ha importanza: l’esecutivo che andrà formandosi inizierà il suo cammino con una spada di damocle sulla testa.

Sembra però che un governo non si riuscirà a formare, nonostante i tentativi del presidente della Repubblica si stiano sforzando di andare in questa direzione. Se non dovesse esserci un governo di qui a breve, allora, le clausole di salvaguardia scatteranno inevitabilmente. Il che significa che l’Iva ordinaria passerà, dal 2019, dall 22 al 24,2%, mentre quella ridotta salterebbe dal 10 all’11,5%. Negli anni successivi la situazione potrebbe appesantirsi ulteriormente, con l’Iva ordinaria pronta a schizzare al 25% nel 2021 e quella agevolata pronta a saltare al 13% già nel 2020.

Insomma, l’attuale crisi politica potrebbe tradursi in una vera e propria stangata per i contribuenti. L’aumento quasi inevitabile dell’Iva e delle accise si tradurrà in un duro colpo per le famiglie italiane, oltre che per le imprese, che a fronte di un crollo dei consumi si vedranno costrette a diminuire la produzione (con ciò che ne consegue anche sul fronte occupazionale).

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