Trony, nulla di fatto: 458 licenziamenti e tagli dei punti vendita

Dps Group continua a versare in uno stato di crisi, con la conseguenza che a pagarne pegno saranno soprattutto i dipendenti. Il gruppo che gestisce i punti vendita Trony non sta affatto attraversando un buon momento, tanto è vero che la vertenza che ha coinvolto il personale impiegato in 35 punti vendita sta per volgere al termine: per i lavoratori che erano stati sospesi e che non percepivano alcuna retribuzione da diversi mesi sta per scattare il licenziamento collettivo.

Dai calcoli risulta che siano 458 i dipendenti che perderanno il posto di lavoro e anche i sindacati di categoria sembrano piuttosto rassegnati a questo epilogo.

In una nota della Fisascat Cisl si legge: “Nell’ultimo confronto che si è tenuto presso il Ministero dello Sviluppo Economico, il curatore aveva annunciato l’avvio di una gara per la cessione dell’attività, dichiarando l’esistenza di un’offerta di acquisto parziale che potrebbe riguardare soltanto 8 punti vendita”. Il punto, secondo i sindacati, è che i vertici di Dps Group avrebbero dovuto insistere su questa linea, cioè quella della cessione, ma accettando l’offerta che avrebbe salvaguardato il maggior numero di posti di lavoro.

Mirco Ceotto, esponente sindacale della categoria, ha quindi dichiarato: “Con l’avvio della procedura di licenziamento e con l’istituzione di un bando di gara pubblica proveremo a percorrere la via della ricollocazione in altri attori del settore, ma sembra inevitabile che per la gran parte dei dipendenti Trony non ci possa essere altro futuro che la disoccupazione, e la cosa è preoccupante anche perché questo personale è sprovvisto di un ammortizzatore sociale ad hoc visto che è stato escluso dal trattamento ordinario di sostegno al reddito”.

Questa, ha concluso il sindacalista, “è una vertenza che lascia con l’amaro in bocca perché sancisce il fallimento del retail dell’elettronica dinanzi alla concorrenza dell’e-commerce e l’incapacità aziendale di rilanciarsi sui mercati”.

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