In Italia, così come nel Regno Unito, negli Stati Uniti e nei Paesi Bassi, si sta registrando un forte aumento delle disuguaglianze sociali, con una ricchezza che continua a concentrarsi nelle mani dei già ricchi. A lanciare l’allarme è l’Ocse, che nel suo ultimo rapporto evidenzia come vi sia “un rinnovato interesse verso la patrimoniale”, specie in un Paese che come l’Italia ha appunto forti problemi di redistribuzione della ricchezza.
In poche parole l’organismo invita il Belpaese ad introdurre una patrimoniale per permettere di recuperare un po’ quel gap che si è venuto a creare tra ricchi e poveri, e di imitare quindi quanto già fanno 4 paesi dell’area Ocse (anche se nel 1990 i Paesi ad avere una patrimoniale erano 12). Il fatto che siano rimasti in pochissimi ad avere un balzello sui patrimoni fa sicuramente riflettere, ma l’Ocse evidenzia comunque che “di recente alcuni Paesi hanno mostrato un ritrovato interesse per le imposte sul patrimonio come una via utile per aumentare le entrate e combattere le disuguaglianze”.
Insomma, non è affatto detto che una patrimoniale possa essere la soluzione a tutti i problemi, né è scontato che la sua istituzione finirà col durare negli anni (potrebbe servire giusto per un determinato periodo di tempo, per esempio): quel che all’Ocse sembra certo, è che una patrimoniale permetterebbe di affrontare nell’immediato i problemi di ineguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Tra l’altro “l’accumulo di ricchezza tende ad aumentare in assenza di una tassazione, per cui porta ad auto-sostenersi”.
E’ anche vero però che una patrimoniale va pensata per bene, “tenendo conto del sistema fiscale complessivo e dello scenario complessivo economico e sociale del Paese in cui la si intende applicare”. L’Italia per il momento non può recepire l’invito, anche perché è priva di un governo capace di legiferare a pieni poteri.
In foto, uno a cui la patrimoniale avrebbe fatto un baffo