A partire da oggi, venerdì 13 aprile, è possibile iniziare ad inviare le domande per l’Ape volontaria, cioè per il prestito che consente ai lavoratori di accedere anticipatamente alla pensione. L’Ape volontaria, tecnicamente parlando, è un prestito finanziario con garanzia pensionistica che permette a chi ha almeno 63 anni di età di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro, e di ricevere un “reddito ponte” fino a quando non scatteranno i requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia.
Ape volontaria: chi può richiederla
Hanno diritto a chiedere l’Ape i lavoratori che hanno compiuto 63 anni e a cui mancano non più di 3 anni per l’entrata in pensione. Va specificato che il requisito anagrafico dei 63 anni vale per il 2018, perché nel 2019 occorrerà avere 63 anni e 5 mesi per poterci rientrare (ci sarà uno scatto di 5 mesi in più perché dal 2019 sarà la pensione di vecchiaia stessa a vedersi alzare i requisiti, con un’età anagrafica che non potrà essere inferiore a 67 anni).
Questi lavoratori, però, devono aver accumulato almeno 20 anni di contributi per poter rientrare nel raggio di applicazione dello strumento. Anche qui va fatta una precisazione, perché l’Inps ha spiegato che i 20 anni di contribuzione utili ai fini dell’ottenimento del prestito devono risultare maturati non in più gestioni, ma in una sola gestione. Il che significa che se un lavoratore ha fatto, per esempio, 15 anni di lavoro nella gestione dei dipendenti privati e altri 5 nella gestione dei dipendenti pubblici, quel lavoratore non avrà diritto all’Ape volontaria.
Ape volontaria: quanto costa
Per quanto riguarda il lato prettamente economico, l’Inps ha chiarito che la trattenuta sulla pensione terrà conto del capitale, del tasso di interesse, dell’impatto della polizza assicurativa contro il rischio di premorienza, per cui, a conti fatti, la trattenuta dovrebbe attestarsi attorno al 4.6% della pensione per ciascun anno di fruizione dell’Ape. In sostanza, chi chiede un’Ape triennale potrebbe vedersi decurtare attorno al 15% della pensione.