Fino ad oggi si è cercato di prendere tempo, ma ormai la data di scadenza è prossima: a partire da luglio non sarà più possibile pagare lo stipendio in contanti. La tracciabilità della busta paga, resasi necessaria nell’ambito della lotta all’evasione fiscale, diventerà realtà a partire da questa estate. Dal 1 luglio sarà quindi vietato pagare lo stipendio in contanti, e questa stretta nulla ha a che vedere con il famoso tetto vigente per i pagamenti in contanti.
Infatti, se il limite al contante rimane di 3.000 euro, le buste paga andranno pagate a mezzo bonifico indipendentemente dal loro ammontare: per esempio, anche uno stipendio di 1.200 euro netti mensili andrà bonificato su un conto corrente. Questo significa allora che tutti i dipendenti saranno costretti ad avere un conto corrente? Non proprio. La normativa stabilisce che per i dipendenti privi di un conto corrente si potranno effettuare pagamenti su un conto bancario o postale di riferimento.
In questo caso, dunque, il datore di lavoro bonificherebbe la somma a favore di un conto di riferimento, e a quel punto il dipendente potrebbe andare a ritirare il corrispettivo semplicemente dimostrando la sua identità. La normativa infatti dice semplicemente che lo stipendio va pagato a mezzo bonifico; dopodiché che il conto corrente destinatario sia del dipendente o sia un conto di riferimento al quale il lavoratore si appoggerà per ritirare la somma, è del tutto ininfluente.
Il divieto di erogare lo stipendio in contanti riguarda tutti i dipendenti, indipendentemente dal tipo di contratto e dalla tipologia di lavoro prestato, di conseguenza un lavoratore a tempo indeterminato e un lavoratore parasubordinato o a tempo determinato riceveranno lo stipendio sempre e comunque sul conto corrente. Solo alcune rarissime eccezioni riusciranno a salvarsi da questa stretta, ed in particolare le borse di studio e alcuni casi di lavoratori domestici.