Continuiamo a parlare di pensioni, ma stavolta lo facciamo con un’accezione diversa dal solito. Anziché continuare a soffermarci sulla riforma Fornero, sull’Anticipo Pensionistico (Ape) e sui progetti di riforma che vanno dalla Quota 100 alla Quota 41, stavolta al centro dei riflettori ci finiscono i cosiddetti Pepp.
Questo acronimo sta per Pan-european personal pension, ovvero Prodotti pensionistici individuali paneuropei. Che cosa sono? Sono fondamentalmente dei fondi pensione uguali in tutta l’Unione europea che fanno leva su costi minori e su una maggiore concorrenza. Sono fondi istituiti dalla Commissione europea nel giugno dello scorso anno e che proprio in questi giorni finiscono all’attenzione dell’Europarlamento e del Consiglio, che dovranno dare il via libera per la loro messa in applicazione.
Ma cerchiamo di capire meglio come funzionano questi Pepp. Come spiegano i giuristi, i Pepp sono fondi pensione individuali che permetteranno ai cittadini di ottenere un risparmio previdenziale piuttosto consistente. Infatti, oltre alla pensione di base, costruita secondo le regole nazionali del paese in cui si risiede, arriveranno questi fondi pensione aggiuntivi che ciascun cittadino europeo potrà sottoscrivere in totale libertà, scegliendo tra opzioni e rendimenti vari (già, perché i contributi versati in questi fondi verranno poi investiti in tutta sicurezza).
La cosa interessante, al contrario magari dei fondi pensione così come li abbiamo sempre conosciuti, è che i Pepp potranno essere spostati da una parte all’altra dell’Unione europea senza tanti limiti di sorta.
In pratica i Pepp, che potranno essere sottoscritti da lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi ma anche da studenti, affiancheranno gli strumenti nazionali e saranno liberamente scelti ed eventualmente trasferibili in tutta la zona Euro. Secondo questo principio un italiano potrebbe per esempio sottoscrivere un Pepp olandese, così come un tedesco potrebbe scegliere di aprirsi un Pepp francese. Maggiori dettagli sul loro funzionamento arriveranno comunque all’atto della delibera definitiva, attesa appunto per i prossimi giorni.