Gli italiani non se la sentono proprio di abbandonare il contante. Nonostante il nostro Paese stia utilizzando sempre di più i pagamenti elettronici e quelli a mezzo carte, il cash continua a rimanere la modalità preferita per affrontare le transazioni più comuni. A dirlo è l’Osservatorio Community Cashless Society della European House-Ambrosetti, che nel suo ultimo rapporto presenta appunto le forme di pagamento maggiormente utilizzate nel nostro Paese.
Dai dati emerge che rispetto agli altri Paesi presi come punto di riferimento, l’Italia fa qualche timido passo in avanti nell’uso degli strumenti di pagamento alternativi, ma il contante continua ad essere più utilizzato che altrove. Solo Romania e Bulgaria utilizzano più contante di noi, pertanto l’Italia si colloca in terzultima posizione.
Dopotutto i numeri parlano chiaro: nel Belpaese, la quasi totalità dei pagamenti avvenuti nell’arco del 2017, sono stati fatti tramite contante: il contante batte la modalità cashless con un 86% a 14%.
“Il posizionamento dell’Italia – si legge nel rapporto – resta piuttosto basso rispetto agli indicatori di sviluppo della cashless society. Si conferma così che un miglioramento del cashless in Italia debba essere necessariamente accompagnato da un miglioramento delle altre tre componenti monitorate dal CSI, vale a dire società, aziende e infrastrutture”.
Proprio così, perché se l’Italia si pone al di sotto della media europea nell’uso del cashless non è solo per ragioni culturali, ma anche per tutta una serie di questioni strutturali su cui altrove si è lavorato parecchio ma che da noi rimangono ancora parecchio indietro (si veda per esempio la storia delle commissioni sui Pos, o delle alte spese legate al mantenimento di una carta di credito).