Iva al 25% e più accise sui carburanti: servono subito 30 miliardi

Mentre l’Italia continua ad essere preda dell’instabilità politica, che è emersa in maniera a dir poco inevitabile con le elezioni politiche del 4 marzo scorso, l’economia, nel frattempo, si ritrova a dover fare i conti con i suoi consueti appuntamenti. Nonostante non vi sia un governo né una maggioranza parlamentare capace di darne vita ad uno, infatti, lo scadenzario prosegue inesorabile, e se nessuno ci mette mano rischia di dar luogo a un vero e proprio salasso per le tasche dei contribuenti.

I fatti son questi: in tempi quanto più brevi bisognerà trovare risorse per 30 miliardi di euro, che sono i soldi necessari per bloccare il famigerato aumento dell’Iva e l’altrettanto temuto aumento delle accise sui carburanti (parliamo di 12,47 miliardi per il 2019 e di 19,16 miliardi per il 2020, il che significa un bottino da 31,6 miliardi per quel che riguarda il biennio 2019-2020).

Se non arriverà un governo capace di mettere subito mano a questa faccenda, scatteranno le clausole di salvaguardia e di conseguenza tutta una serie di temutissimi aumenti: a partire dal 1 gennaio 2019, a scanso di interventi, l’aliquota intermedia dell’Iva salirà dal 10 al 12%, così come aumenterà quella ordinaria che dovrebbe compiere un salto dall’attuale 22 al prossimo 24,2%. E non è finita qui, perché nel 2020 sono previsti ulteriori aumenti con un’Iva intermedia al 13% e un’aliquota ordinaria pronta a schizzare al 24,9%.

E a tutto ciò, tanto per non farsi mancare nulla, si aggiungerà l’ennesimo rincaro delle accise sui carburanti, che a volerla dire tutta sono già piuttosto alte allo stato attuale!

In ogni caso, nonostante questo sia un momento di émpasse politica, dovrebbe essere il governo ancora in carica ad occuparsi di questo fascicolo. Nel Documento di economia e finanza (Def) che va redatto entro il 10 aprile e che Bruxelles dovrà ricevere entro la fine del mese, l’esecutivo dovrà dimostrare di aver trovato risorse a sufficienza per evitare la raffica di aumenti. E anche qui non è detto che finirà bene, perché tali risorse potrebbero provenire da tagli di spesa, certo, ma anche da un aumento di altre tasse.

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