Anche i jihadisti usano i Bitcoin: l’Isis spinge sulle donazioni in criptovaluta

Purtroppo lo si sapeva già: le criptovalute avrebbero portato sul mercato un concetto di moneta completamente nuovo e per certi versi anche più intrigante rispetto a quello a cui siamo sempre stati abituati.

Le monete digitali sono sinonimo di risparmio, efficienza, sicurezza e anonimato, ma questi elementi, se è giusto che vengano considerati fattori positivi per il mondo e-currency, in realtà rischiano di trasformarsi da un momento all’altro in una fattispecie di debolezza. Già, perché di quell’anonimato che le criptovalute garantiscono a chicchessia, se ne approfittano anche i malintenzionati: chi fa affari con la droga, chi smercia armi, chi fa terrorismo, e più in generale i criminali a 360 gradi, vedono in queste monete un qualcosa che di fatto va a loro favore.

Ultimo emblematico esempio è rappresentato dai jihadisti, che ultimamente stanno portando avanti delle campagne social su Telegram e Twitter attraverso le quali chiedono ai loro sostenitori di versare donazioni tramite Bitcoin.

Un gruppo di matrice jihadista che su Twitter si fa chiamare Al Sadaqah (che in arabo vuol dire “carità”), ha pubblicato un post in cui lamenta la scarsità di cibo e di munizioni per i suoi combattenti, e di conseguenza chiede ai suoi sostenitori di dargli una mano attraverso delle donazioni. Donazioni che Al Sadaqah chiede di fare “in forma anonima” tramite le criptomonete.

Questo gruppo non è direttamente ispirato all’Isis, ma esattamente come l’Isis porta avanti attività terroristiche e ne condivide gli ideali. E’ la prova insomma di come tra i terroristi, dell’Isis o meno che siano, le criptovalute stiano guadagnando sempre più appeal.

Dopotutto queste monete rappresentano un ottimo metodo per eludere le regole globali che gravitano sul settore bancario, e quindi permettono di scavalcare tutto ciò che riguarda l’antiriciclaggio e norme che più in generale puntano a garantire la trasparenza delle transazioni. Ma la colpa non è certo delle criptomonete: come per ogni altra cosa, il problema sta nell’uso che se ne fa.

immagine: punto-informatico.it

Impostazioni privacy