I lavoratori che hanno un contratto a tempo determinato, che sono poi la stragrande maggioranza tra i giovani, si rivolgono sempre meno frequentemente alle società del credito. Dando uno sguardo alle richieste di credito pervenute tramite i due portali, i lavoratori precari che sono riusciti ad ottenere un prestito personale si sono ridotti dallo 0.31% del 2016 allo 0.17% del 2017.
Nello stesso periodo di tempo c’è stato un aumento di richieste prestiti da parte dei dipendenti a tempo indeterminato, che se nel 2016 rappresentavano il 62,38% dei richiedenti prestito, nel 2017 sono passati al 65,96%. Aumentati anche i lavoratori autonomi che sono riusciti a strappare un prestito: dal 9,18% del 2016 sono passati all’11.72% del 2017.
Ad ogni modo quali sono le possibilità per i lavoratori precari di ottenere dei prestiti? Allo stato attuale ancora molto poche. Il fatto è che se non si sa ha un lavoro stabile, per riuscire a vedersi approvare una richiesta di prestito occorre comunque offrire qualche garanzia, quale può essere la figura di un garante, la presenza di una fidejussione bancaria o di un immobile su cui applicare un’ipoteca.
I prestiti per precari, qualora dovessero venire a mancare garanzie “importanti”, finiscono poi per essere limitati sotto diversi punti di vista. Per esempio è consuetudine concedere a questa fascia di persone prestiti non più alti di 8-10 mila euro, così come si tende a limitare il periodo di rimborso a un arco di tempo medio di 24 mesi (scordiamoci quindi i piani da 120 rate che vengono proposti ai lavoratori a tempo indeterminato).