Italo, è ufficiale: la società passa in mani americane

Italo alla fine della fiera ha venduto tutto agli americani: il tanto chiacchierato contratto con la Global Infrastructure Partners è stato firmato da entrambe le parti, e l’addio alla quotazione in Borsa, a cui una parte della società e del governo italiano avevano ammiccato, sfuma una volta per tutte.

Di questo accordo in via di ratifica se ne era parlato già ad inizio settimana scorsa, e più precisamente nel pomeriggio di lunedì 5 febbraio, quando cioè gli americani hanno fatto pervenire la loro proposta di acquisto (cogliendo di sorpresa quanti si stavano organizzando per portare Italo in Borsa).

Gli americani, dal momento in cui avevano fatto arrivare la loro proposta, erano stati perentori: i dirigenti della compagnia di treni avrebbero avuto non più di 24 ore per decidere sul da farsi, ed accettare, eventualmente, la corposa offerta di 1.98 miliardi con tanto di accollo del debito societario (pari a 400 milioni).

Nella serata del 7 febbraio GIP aveva rilanciato la sua proposta mettendo sul piatto altri 80 milioni, ed è a quel punto che gli italiani hanno risposto: il gruppo che gestisce Italo ha accettato l’avance e quindi detto addio alla quotazione in Borsa su cui si stava lavorando ormai da un po’.

La cessione di Italo al fondo americano piace a molti, ma vede anche una fetta di persone e autorità che sono tutto fuorché soddisfatte. Diego Della Valle, per esempio, è una di quelle personalità interne al management di Italo che avrebbe preferito continuare sulla via dell’italianità e dello sbarco in Borsa: “Ribadisco la mia convinzione che fare l’Ipo e rimanere noi in qualità di azionisti industriali italiani al timone della società sarebbe stata la scelta migliore da prendere”, ha dichiarato l’imprenditore.

Di questo avviso è anche il governo italiano, che per voce del ministro Pier Carlo Padoan aveva parlato dell’approdo in Borsa della società come del “perfetto coronamento di una storia di successo”.

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