Ora legale addio? Il Parlamento Ue potrebbe abolirla

Se c’è più luce c’è meno stress. Ne sono convinti i nord europei, che proprio sulla scia di questo slogan (che tanto slogan non è) propongono di abolire l’ora legale. L’idea è semplice: mettere la parola fine allo spostamento delle lancette che avviene una volta a fine ottobre e l’altra a fine marzo, e che finisce col creare molti più fastidi di quanti non punti a risolverne.

Ecco quindi che il Parlamento europeo, riunitosi in sessione plenaria a Strasburgo, sta per mettere ai voti la proposta di Pavel Svoboda e Karima Delli circa l’abolizione del doppio orario. Nella risoluzione si legge: “Diversi studi scientifici non sono riusciti a dimostrare che vi sia un effetto positivo prodotto dal cambiamento orario. Anzi, hanno rilevato effetti negativi sulla salute, sull’agricoltura e sulla sicurezza stradale”.

Da qui la riflessione e il tentativo di cambiare le regole, anche perché non si tratta solo di un fatto di benessere psicofisico, ma anche di una questione prettamente economica: per esempio, Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, ha dichiarato che grazie a quell’ora di luce in più al giorno è stato possibile rimandare l’accensione delle lampade e quindi conservare la bellezza di 567 milioni di chilowattora, vale a dire l’equivalente del consumo medio annuo di elettricità di oltre 200 famiglie, nonché l’equivalente di 320mila tonnellate di CO2.

L’ora legale fu introdotta per la prima volta da Benjamin Franklin nel 1784, che la ritenne opportuna per una questione di risparmio energetico. La sua idea ebbe seguito nel Vecchio Continente solamente nel 1916, quando a Londra la Camera dei Comuni diede vita all’ora estiva per risparmiare e far fronte così ai costi generati dalla Prima Guerra mondiale. Da lì in poi gli stati Ue la introdussero a vario titolo, fino al 2002, quando la questione assunse i connotati di una vera e propria direttiva.

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