Criptovalute nel mondo: come stanno reagendo i vari Paesi

Quando parliamo di criptovalute siamo soliti pensare immediatamente al Bitcoin e tutt’al più all’Ethereum, al Dash, al Ripple e al Litecoin. Dopotutto sono queste e poche altre le criptomonete che sono entrate a far parte dell’immaginario collettivo, ma la realtà dei fatti è che di queste valute digitali ne esistono altre centinaia! Sicuramente sono meno note, ma esistono.

Per esempio, il Venezuela, che come tutti sappiamo sta attraversando una fortissima crisi economico-finanziaria, ha lanciato per volere del presidente Nicolas Maduro la sua criptovaluta nazionale. Si tratta di Petro, una valuta che a detta del governo locale dovrebbe aiutare a riassestare l’enorme buco di bilancio e aiutare a spingere l’economia in un periodo in cui la moneta principale, il Bolivar, ha perso quasi il 60% del suo valore.

Di diverso approccio è la Cina, che già dallo scorso settembre ha bloccato le Initial Coin Offering, vale a dire la raccolta di fondi destinati all’investimento in criptovalute. Il risultato è stato una svalutazione istantanea di Bitcoin, ma anche di Ethereum, Litecoin e Ripple. In fondo tutt’oggi in Cina resta la convinzione che queste criptovalute possano danneggiare lo Yuan, ed è anche per questo che si sta pensando di creare al massimo una criptovaluta di Stato.

Per quanto riguarda invece paesi a maggioranza islamica come Egitto, Arabia Saudita e Turchia, l’approccio è per il momento di un no secco. Le criptovalute, infatti, a detta dell’Islam sono “non conformi ai valori islamici”. Attenzione però, perché anche in questi casi, esattamente come sta accadendo in Cina, si sta pensando a un modo per legalizzare le criptovalute rendendole semplicemente compatibili con il sistema-Paese. Nello specifico caso dei paesi musulmani, in sostanza, si sta provando a sviluppare una criptovaluta che sia conforme al Corano. L’Iran, invece, che ha una derivazione islamico-sunnita, attraverso l’Alto consiglio per il cyber spazio pare stia dando segnali di apertura alle monete digitali.

E poi c’è l’Africa, ora come ora molto più aperta nei confronti delle criptomonete rispetto a tanti altri paesi (alcuni dei quali abbiamo già esaminato). In Africa, infatti, le criptovalute vengono usate soprattutto per permettere ai locali di ricevere il denaro inviato dai loro familiari che per ragioni economiche si sono trasferiti in Europa o in America. Anzi, nel continente africano stanno nascendo delle vere e proprie startup dedite allo scambio di queste monete, tra cui c’è per esempio BitPesa, una realtà nata in Kenya ma oramai presente anche in Tanzania, Uganda e Nigeria.

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