Per un periodo è sembrato che Ripple fosse la criptovaluta emergente del 2018, ma stando alla piega presa dagli eventi in queste ultime ore, la nomea che la moneta si era guadagnata sta via via scemando: la quotazione di Ripple, infatti, è letteralmente crollata nel giro di poco tempo, mentre la rivale Ethereum ha ripreso il volo dopo aver trascorso l’intero periodo natalizio alquanto sottotono.
Ma a cosa è dovuto il tonfo di Ripple? Nelle ultime settimane la criptovaluta in questione aveva scalato la classifica in modo a dir poco sorprendente, scavalcando la stessa Ethereum dal punto di vista della capitalizzazione di mercato. Sempre più risparmiatori e investitori in sostanza hanno dato prova di credere nelle potenzialità di Ripple, o almeno lo hanno fatto finora.
Negli ultimi giorni infatti qualcosa è cambiato: i mercati evidentemente hanno cominciato a temere i possibili provvedimenti che la Corea del Sud potrebbe rendere operativi già nei prossimi giorni, e che consistono non a caso in una stretta su una serie di criptovalute (tra cui v’è anche il Ripple). Le autorità sudcoreane in sostanza hanno iniziato ad avviare ispezioni a tutto tondo su sei grandi banche del Paese con l’obiettivo di stanare eventuali riciclaggi di denaro fatti utilizzando, per l’appunto, le criptovalute più in vista del momento.
Semmai queste ispezioni dovessero tramutarsi in una vera e propria stretta normativa, e quindi rendere per così dire strutturale la questione, per le criptovalute si tratterebbe di un grosso colpo: non dimentichiamo infatti che la Corea del Sud, insieme al Giappone, è uno dei Paesi che dà il suo contributo maggiore al mercato delle criptovalute, alla loro ascesa e alla loro capitalizzazione, per cui una stretta introdotta in questo Paese finirebbe per pesare parecchio (sicuramente di più di quanto potrebbe pesare, per esempio, un provvedimento dello stesso tipo emanato nelle isole Bahamas!).