Visite fiscali, salta l’equiparazione tra pubblico e privato

A partire dal 13 gennaio cambiano le regole riguardanti le visite fiscali, a cominciare dalle fasce di reperibilità che in teoria sarebbero dovute diventare uguali tra settore pubblico e privato.

A quanto pare però la norma che intendeva armonizzare le regole tra i due fronti non è riuscita ad avere la meglio: gli orari di reperibilità, vale a dire quelli in cui il lavoratore deve farsi trovare a casa per poter usufruire dei giorni di assenza per malattia, restano di 7 ore per i dipendenti pubblici e di 4 per i privati.

Nonostante il decreto varato il 29 dicembre scorso in teoria prevedesse l’equiparazione, alla fine nel testo pubblicato in Gazzetta non c’è più stata traccia di questo passaggio. Eppure l’armonizzazione degli orari di reperibilità era uno dei punti cardine della riforma del pubblico impiego, nonché una norma che il ministro Marianna Madia aveva tanto voluto per rendere più snella ed equa la macchina delle visite fiscali.

In teoria il decreto avrebbe dovuto prevedere una reperibilità diversa per i dipendenti pubblici, ovvero la stessa già in vigore per i privati che va dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19. E invece nulla da fare perché gli orari per le visite fiscali, nel caso del pubblico impiego, continueranno ad essere i seguenti: tra le 9 e le 13 e tra le 15 e le 18.

Una novità che invece è passata riguarda il fatto che dal 13 gennaio la visita fiscale potrà essere richiesta fin dal primo giorno di assenza del lavoratore, per cui imprese e Inps saranno libere di inviare la visita fiscale anche su assenze non protratte nel tempo.

La gestione del tutto avverrà per via telematica e se la malattia si prolunga, le visite fiscali a quel punto potranno essere effettuate anche con cadenza periodica e ripetitiva, e anche nei giorni di festa e di riposo settimanale. La maglia dei controlli, in buona sostanza, si farà molto più stretta.

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