Sigarette elettroniche, la stangata: ogni ricarica costerà 5 euro in più

Quando il mercato crea qualcosa di buono, puntualmente arriva lo Stato che lo distrugge a mani basse. Ultimo caso in ordine cronologico è rappresentato dalle sigarette elettroniche, che dopo l’intervento del Parlamento che ne ha vietato la vendita online hanno ricevuto una dichiarazione di guerra anche da parte della Corte Costituzionale.

La Consulta ha infatti deciso di rendere legittima la tassa di cinque euro che andrà a gravare sui liquidi destinati alle e-cig. Ciò vuol dire che le sigarette elettroniche, nell’arco di pochi giorni, potrebbero subire una stangata non differente che ne falcidierà il mercato: il divieto alla vendita online da una parte e l’ennesima tassa dall’altra.

Ma esattamente come è nata e come verrà applicata questa super tassa? Come spiega Massimiliano Mancini, presidente dell’Associazione nazionale produttori fumo elettronico, “si tratta di una imposta di consumo pari a 4.90 euro applicata su ciascun flacone contente nicotina. Tassa che esiste in realtà da anni e che finora è stata applicata in parte perché la norma riconosceva la possibilità di pagarla in misura parametrata alla quantità di nicotina presente nel liquido”.

Con l’intervento della Corte quindi cos’è cambiato? Semplicemente, la tassa d’ora in poi varrà per tutti, anche per i liquidi che in realtà non contengono nicotina. “Prima il prezzo variava dai 5 ai 9 euro per flacone, ora il costo non sarà mai inferiore agli 8-9 euro”.

E anche nel caso delle sigarette elettroniche, i costi applicati in Italia sono molto diversi rispetto a quelli in vigore in altri paesi. In Romania, per esempio, un flacone può costare sui tre euro; in Germania, Francia e Regno Unito non c’è alcuna imposta sulle sigarette elettroniche, e proprio in Germania i flaconi costano cinque euro meno che in Italia (nonostante lì abbiano un potere di acquisto notoriamente più alto del nostro). Il prezzo medio dell’Ue, in ogni caso, è di 4 euro.

Impostazioni privacy