Manovra: addio al superticket, ma non per tutti

Il taglio del superticket sanitario sta per diventare realtà: chi percepisce redditi fino a 15mila euro beneficerà di un’agevolazione non indifferente da questo punto di vista. Lo prevede la Legge di Bilancio 2018 ed in particolare l’emendamento approvato dalla Commissione Bilancio del Senato, che a tal proposito stanzia 60 milioni di euro per tre anni per un totale di 180 milioni di euro.

Come funziona il superticket sanitario

Il superticket sanitario altro non è che quel costo di 10 euro a ricetta che viene applicato per le prestazioni di diagnostica e specialistica. Grazie alla manovra verrà eliminato per un’ampia fascia di persone, a partire dai minori che frequentano le scuole dell’obbligo fino a coloro che rientreranno entro una precisa fascia Isee (quella dei 15mila euro, per l’appunto).

La sua introduzione risale alla manovra finanziaria del 2011, la quale previde l’obbligo di pagare 10 euro in più sulle ricette di prestazioni diagnostiche e specialistiche al fine di appianare i conti pubblici (all’epoca assai più in dissesto rispetto ad oggi).

Essendo quella sanitaria una materia regionale, però, molte regioni sono riuscite a non applicare affatto il superticket o ad introdurlo secondo criteri più circoscritti. Ora come ora il superticket si continua a pagare in Friuli, Liguaria, Molise, Abruzzo, Lazio, Calabria, Puglia e Sicilia.

Via il superticket sanitario: cosa cambia?

A partire dal 1° gennaio 2018, il costo aggiuntivo che le regioni applicano su alcune ricette mediche scomparirà definitivamente per tutta una serie di persone. In primo luogo si terrà conto dei requisiti di reddito, con una fascia di esenzione pari a 15mila euro, e poi si prevede la totale esenzione per i minori che frequentano la scuola dell’obbligo.

In questo modo il governo muove un altro passo verso le fasce più disagiate e vulnerabili del paese, spesso alle prese con spese di troppo anche su materie tanto delicate come quella sanitaria.

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