Cosa prevede il menù preparato dal governo per la trattativa sulle pensioni con i sindacati? Delle pietanze forse appetibili, o forse no.
Ecco l’elenco: proroga dell’Ape social al 2019 ed allargamento delle categorie previste con l’aggiunta dei lavoratori agricoli, marittimi pescatori e siderurgici; “apertura” con una proposta sulle pensioni future dei più giovani e, per finire, l’equiparazione tra pubblico e privato per quel che riguarda la fiscalità per la previdenza integrativa. Nessuna novità quindi, la trattativa presenta sempre un margine stretto.
Il Pd aveva proposto tre emendamenti alla manovra i quali prevedevano di estendere la platea a chi, avendo maturato almeno 30 anni di contribuzione, si trova in stato di disoccupazione senza indennità da almeno 3 mesi, a seguito di licenziamento, a prescindere dal tipo di rapporto di lavoro.
Nonostante noi italiani godiamo di un’ottima salute e di conseguenza di un’aspettativa di vita “elevata”, siamo indietro rispetto alla media europea di circa 3 anni: gli uomini italiani percepiscono l’assegno pensionistico per una media di 16 anni e 4 mesi, 2 anni e 5 mesi in meno rispetto alla media europea, le donne per 21 anni e 7 mesi, 1 anno e 7 mesi in meno.
Siamo praticamente all’ultimo posto tra le economie più avanzate della Ue e parecchio indietro il generale nella classifica della Ue a 28. A stilare la fotografia è la Uil alla vigilia del doppio incontro sul governo sulle pensioni: un’occasione per ribadire la contrarietà del sindacato all’adeguamento automatico alle aspettative di vita.
“Non c’è nessun motivo di aumentare l’età pensionabile in modo generalizzato, continuando a fare parti uguali tra diseguali. Anzi, bisogna congelare l’adeguamento e predisporre un tavolo di confronto che esamini i singoli lavori, esattamente come prevede il verbale governo-sindacati che è stato siglato un anno fa”, ribadisce il segretario confederale Domenico Proietti. La trattativa quindi è ancora aperta e l’approssimarsi delle elezioni politiche rende il clima ancora più nervoso.