Mutui, quale impatto dalle politiche monetarie Bce?

Mario Draghi ha annunciato le novità che riguarderanno la politica monetaria. La Bce ha prolungato la sua politica espansiva di altri nove mesi. Tutto ciò impatterà sul costo dei prestiti ipotecari su chi compra o ha comprato un immobile in passato.

L’acquisto di titoli sui mercati aperti non terminerà più a dicembre 2017 ma bensì a settembre 2018. L’esborso mensile da parte della Bce scenderà da 60 a 30 miliardi. L’annuncio fatto da Draghi ha portato ad una svalutazione dell’Euro sul dollaro e le borse europee sono risalite.

Le novità sui mutui a tasso fisso riguarda il tasso finale che si otterrà sommando lo spread all’indice Eurirs di periodo. Un esempio: su un mutuo con tasso fisso a 20 anni lo spread si somma all’indice Eurirs 20 anni. In pratica più lungo è il mutuo e più caro è in quanto la curva Eurirs sale con l’aumentare della scadenza.

In questo senso, l’annuncio della Bce che continuerà a comprare obbligazioni anche nel 2019 lascia intendere che anche i tassi del Bund tedesco rimarranno ancora bassi e quindi anche i nuovi indici Eurirs. Nessuna lievitazione dei tassi quindi.

Questa nuova politica economica riguarderà anche il tasso variabile il quale si ottiene sommando lo spread (deciso sempre dalla banca) agli indici Euribor.

Questo tasso viene fissato dalla Bce il quale è attualmente a -0,4%. Cosa rappresenta? E’ la remunerazione che la Bce paga alle banche private per parcheggiarvi la liquidità che eccede le riserve che obbligatoriamente devono depositare. Siccome il tasso è negativo da qualche anno, adesso accade il contrario: sono le banche private che devono pagare la Bce per depositare la liquidità eccedente.

Per quanto riguarda i mutui variabili, la stessa Bce ha fatto capire che il tasso sui depositi verrà alzato non prima del 2019. Quindi chi sta rimborsando un mutuo a tasso variabile saprà che il prossimo rialzo avverrà fra più di un anno.

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