Ci sono famiglie italiane che più di altre vivono in seria difficoltà economica. Si tratta dei nuclei familiari il cui reddito proviene dal lavoro autonomo.
Il 25,8 per cento di queste famiglie, nel 2015, secondo recenti dati Istat, ha vissuto sotto la soglia di rischio povertà subendo forti problemi economici. Per i nuclei il cui reddito principale proviene dalla pensione, il rischio si è fermato al 21%, mentre per le famiglie che vivono grazie allo stipendio da lavoro dipendente, il tasso si è fermato al 15,5%.
Dal 2008, ovvero dall’inizio della crisi economica che ha colpito l’Italia, la popolazione più colpita da questo trend negativo dei lavoratori autonomi è stata quella del Mezzogiorno (tanto per cambiare). In questi 9 anni le famiglie hanno subito una perdita di 6500 euro, vale a dire il 15,4 per cento in meno. I lavoratori dipendenti invece hanno sofferto solo un calo dello 0,3%.
In più dal 2008 a oggi il nostro Paese, considerato una volta terra di imprenditori, ha perso ben 514 mila tra commercianti, artigiani e lavoratori autonomi. Un calo dell’8,7 per cento. A dare l’allarme è stata Confesercenti che, dati Istat alla mano, ha evidenziato come in questo decennio i lavoratori autonomi abbiano sofferto molto e continuino a soffrire.
I dipendenti invece, dopo lo shock iniziale, già dal 2011 hanno invertito la tendenza, rafforzando la ripresa nel 2014. I lavoratori indipendenti sono rimasti fermi, diminuendo radicalmente in questi dieci anni.