Bisogna restituire ai risparmiatori quanto gli è stato indebitamente tolto. Questo è quanto ha deciso Bankitalia per quegli istituti di credito che si sono rifatti sui loro clienti per recuperare quanto hanno dovuto versare al Fondo di risoluzione Interbancario, cioè a quel Fondo istituito per salvare Etruria, CariFerrara, CariChieti e Banca Marche. In base alle normative europee, questo fondo dovrebbe essere rimpolpato con gli utili e le riserve delle banche, per cui non è affatto lecito che le banche, per partecipare a questo tesoretto, abbiano preso (e prendano tuttora) i soldi direttamente dai loro clienti.
Tutti quegli istituti di credito che hanno applicato dei costi extra ai loro clienti, quindi, saranno costretti a rimborsare il maltolto. Qualche esempio? Ubi Banca dovrà rimborsare in media 12 euro, Banco Popolare 25 euro, Unicredit 10.12 euro e Deutsche Bank 24.32 euro. Nella lista delle banche finite nel mirino di Bankitalia c’è anche Intesa Sanpaolo, che dall’anno scorso ha aumentato fino a 10 euro al mese i costi dei conti aperti prima del 2016.
L’esposto presentato da una serie di associazioni di consumatori, come Altroconsumo e Movimento difesa del Cittadino, ha quindi sortito i suoi effetti. Bankitalia ha infatti risposto esaudendo le richieste fatte e comunicato che le banche dovranno rimborsare i soldi indebitamente chiesti ai loro correntisti.
Alle associazioni è stato chiesto poi di “riesaminare le modifiche realizzate alla luce del quadro complessivo di rifermento, e di adottare, laddove necessario, iniziative correttive a tutela dei clienti, compresa l’eventuale restituzione delle somme percepite”. Ma le banche coinvolte da questa polemica intendono fare chiarezza: la nota dell’istituto di Via Nazionale, secondo la loro interpretazione, non impone affatto un obbligo di rimborso, ma si qualifica invece come un semplice richiamo. Dove sta allora la ragione?