Con il termine prelievo forzoso si intende un prelievo che viene per l’appunto effettuato “di forza” su un determinato corrente. Dietro il prelievo forzoso c’è infatti la mano dello Stato, perché l’unico che di fatto può dare il via ad operazioni di questo genere.
In pratica, con questo strumento lo Stato si arroga il diritto di prelevare dai conti correnti dei suoi cittadini una determinata percentuale o una determinata somma fissa di denaro per ripianare il deficit delle casse pubbliche. E si attribuisce il diritto di farlo pur non chiedendo il consenso del titolare del conto (proprio questo è il motivo per cui il prelievo forzoso viene visto come metodo di riscossione antidemocratico e anche impopolare a livello di percezione pubblica).
Si tratta insomma di un atto di forza che dà luogo a quella che, nella sostanza, è considerabile a tutti gli effetti una tassa patrimoniale (perché colpisce il patrimonio della persona e lo fa al di sopra di determinate soglie).
Trattandosi di un atto piuttosto “brutale” e assolutamente deleterio per la popolarità del governo che ricorre a questa soluzione, è naturale che il prelievo forzoso vada visto come una soluzione assolutamente estrema, adottata cioè solo in casi di profonda crisi economica. Esempi di prelievo forzoso si riferiscono infatti a casi in cui uno Stato si è ritrovato a un passo dal tracollo finanziario.