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Spid, futuro segnato? Cosa cambia (davvero) col sistema unico

Cosa accadrebbe, nel concreto, se lo Spid fosse accantonato in favore di un sistema unico basato sulla Cie? Rischi e prospettive.

Già da qualche settimana si parla a più riprese della possibilità di accantonamento del sistema tricefalo di identificazione digitale. In pratica, un addio all’ormai canonico “tris” Spid, Cie e Cns.

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Fino a pochi giorni fa, l’avvicendamento sembrava effettivamente dietro l’angolo. Niente più Spid ma un sistema unico, basato essenzialmente sulla Carta d’identità elettronica (Cie) e su una revisione sostanziale delle potenzialità di uno strumento che, rispetto allo Spid, ha avuto solo parzialmente la possibilità di dimostrare la propria efficacia. L’obiettivo è la realizzazione di una cosiddetta Idn, ossia Identità digitale nazionale, gestita dallo Stato e fondamentalmente garante delle possibilità fin qui concesse da entrambi i sistemi. Una proposta fortemente candidata a diventare effettiva, sgonfiando il pressing sull’obbligatorietà de facto dello Spid, diventata man mano tale a fronte di un utilizzo sempre più marcato da parte della Pubblica amministrazione.

E anche la cittadinanza ha finito per adeguarsi. In Italia sono già quasi 34 milioni le utenze Spid attivate (6 milioni solo nel 2022) e, senza dubbio, il Sistema pubblico d’identità digitale rappresenta quello più usato per le procedure di identificazione da remoto sui portali della P.A. Addirittura, durante lo scorso anno, sono state circa un miliardo le autenticazioni tramite Spid. Un abisso rispetto a quelle effettuate tramite la Carta d’identità elettronica, ossia circa 21 milioni. Dato che nemmeno si avvicina alle 570 milioni di autenticazioni via Spid del 2021. Del resto, i numeri sorprendono anche tenendo conto della diffusione della Cie: 32,7 milioni di pezzi, 7 milioni rilasciate nel 2022.

Addio allo Spid? I pro e i contro del sistema digitale unico

I dati sulla diffusione territoriale dello Spid non fanno che confermarne il successo: da Nord a Sud, gli italiani dispongono ormai di almeno un sistema di identificazione a nucleo familiare. Più di uno nella maggior parte dei casi. Al momento, l’erogazione del servizio è affidata a dieci diversi gestori esterne, tra i quali Poste, Aruba e Tim. Un dettaglio fondamentale del quadro generale sullo Spid, poiché dai rinnovi contrattuali con i provider dipenderà buona parte del suo futuro. L’idea è quella di razionalizzare il sistema identificativo digitale, come spiegato dal sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti. Tuttavia, il passaggio avverrà gradualmente: per il momento, si dovrebbe procedere con un rinnovo pluriennale del servizio, a patto che i provider possano garantire la sostenibilità economica dello Spid.

A ogni modo, il problema della sostenibilità è centrale già dalla fine dello scorso anno, in corrispondenza con la scadenza delle convenzioni tra governo e gestori. La proroga d’ufficio al 2023 aveva solo posticipato l’urgenza di una risoluzione, in primis sulle spese di gestione. Anche perché, per il rinnovo dei contratti, erano emerse cifre importanti come richiesta da parte dei provider. Con necessità implicita di reperire fondi dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che prevede uno stanziamento da oltre 200 milioni per l’identità digitale. Una situazione che ha richiesto ulteriore tempo e che, per questo, ha consentito all’idea di un sistema unico di riprendere quota.

Le differenze (e i limiti) della Cie

Nel concreto, cambierebbe relativamente poco. Almeno se si ragionasse nell’ottica di un sistema unico. La Cie, infatti, richiede in primis un telefono dotato di NFC, mentre da pc un lettore di smart card. Questo perché, rispetto allo Spid, la Carta d’identità digitale è uno strumento “fisico”, sostitutivo del vecchio documento cartaceo. Inoltre, se lo Spid è valido per qualsiasi contesto relativo alla Pubblica amministrazione e a ogni gestore pubblico, la Cie non consente l’accesso ai servizi privati. Allo stato attuale, se l’ente di interazione fosse una banca, l’unico sistema valido per l’accesso digitale sarebbe lo Spid. In sostanza, se il sistema unico andasse a superare le limitazioni (o gli squilibri) fra i due sistemi sarebbe un conto. Altrimenti, nel perseguire l’obiettivo della semplificazione, si correrebbe il rischio di ottenere l’effetto opposto.

Published by
Damiano Mattana