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Risparmio

Buoni fruttiferi, l’incognita del rimborso anticipato: si perde o si guadagna?

I Buoni fruttiferi restano uno strumento apprezzato dagli italiani. Con la condizione di fare attenzione all’imposta di bollo. Come per i conti correnti.

 

Un lato positivo dei buoni fruttiferi postali, è la loro prerogativa di rimborso. Il quale, praticamente in ogni momento, può arrivare nella misura del 100% del capitale investito.

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A questo, naturalmente, bisogna aggiungere gli interessi maturati fino a quel momento. Per questo il Buono fruttifero resta uno strumento estremamente popolare, persino per consentire ai bambini di avere un piccolo fondo a disposizione utile per quando cresceranno. Il valore del rimborso, peraltro, non scende mai al valore nominale del buono. Questo significa che i risparmiatori possono recuperare la propria somma investita in modo del tutto sicuro. Anche perché beneficiano della garanzia statale, la quale dovrebbe essere sufficiente per assicurarsi che le somme depositate fruttino e non vadano perse. A meno che non si ritardi a oltranza la riscossione ma questo è un altro discorso.

Agli italiani non dispiace investire nei buoni fruttiferi, allo stesso modo di come depositano il proprio denaro sui libretti. Strumenti che Poste Italiane ha rafforzato nel tempo, anche sulla spinta delle richieste effettuate. Le quali, peraltro, sono rimaste abbastanza forti anche in un momento storico di generale flessione per quanto riguarda gli investimenti, soppiantati da un atteggiamento più prudenziale da parte dei risparmiatori. Una conseguenza diretta della crisi pandemica e, sia direttamente che indirettamente, fautrice del periodo di stagnazione.

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Buoni fruttiferi, cosa succede col rimborso anticipato

Fra i vantaggi dei Buoni fruttiferi figurano la possibilità di apertura sia in forma materiale che dematerializzata, oltre che quella di usufruire di una percentuale di rimborso proporzionale al capitale investito. E vista la garanzia dello Stato, la possibilità di rientrare in possesso delle proprie somme, con tanto di interessi maturati, è praticamente del 100%. Tuttavia, è bene tenere conto di alcune differenze, specie fra i Buoni cartacei e dematerializzati, anche in termini di rimborso. Innanzitutto bisogna considerare l’opzione scelta fra il Buono 4×4 (rendimento annuo lordo a scadenza dello 0,75% e investimento a 16 anni); il 3×4 (12 anni allo 0,50% annuo a scadenza); il 4 anni, con rendimento lordo standard a scadenza dello 0,25%) e flessibilità di rimborso in qualsiasi momento. I primi due, invece, possono essere riscattati rispettivamente a 4, 8 e 12 anni e 3, 6 e 9 anni.

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Resta infine il Buono ordinario, con rendimento annuo lordo a scadenza dello 0,30% e investimento fino a 20 anni. Anche in questo caso, il rimborso può avvenire in ogni momento. Esistono poi forme dedicate ai minori (rendimento annuo lordo fino a 2,50%) e agli over 65 (180 rate mensili di rendita fra 65 e 80 anni). Per quanto riguarda i rimborsi anticipati dei Buoni fruttiferi, si procede con delle precise garanzie fornite al risparmiatore, fra le quali il 100% del capitale restituito in qualsiasi momento. Questo sempre tranne che in una occasione: ossia quando al Buono viene applicata l’imposta di bollo. A questo proposito, i Buoni dematerializzati vengono emessi in tagli da 50 euro e multipli, con rimborso pieno o parziale ma sempre secondo questa logica. L’imposta di bollo viene applicata ogni 31 dicembre nella misura del 2 per mille annuo del controvalore sottoscritto. Ma solo per i Buoni fruttiferi superiori a 5 mila euro. Come per i conti correnti e i libretti.

Published by
Damiano Mattana