La politica non esce bene dalla bagarre sull’elezione del Presidente della Repubblica. Ma gli effetti potrebbero andare anche oltre il Quirinale.
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Non è propriamente definibile una corsa, quella per il Quirinale. Nonostante apparentemente lo sia stata. Forse più un termometro politico, un indicatore sullo stato di salute del Parlamento.
Forse non ce n’era del tutto bisogno ma la bagarre che ha accompagnato la rielezione di Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica, nonostante lo stesso avesse più volte manifestato l’intento di non iniziare un nuovo settennato, ha fotografato al meglio lo stato di salute del comparto politico del Paese. Rendendo evidente che nemmeno la necessità di convergenza su un profilo istituzionale in grado di rappresentare la Repubblica e farsi garante della Costituzione è sufficiente a mettere da parte beghe e divisioni. Niente di strano, visto che qualcosa di simile accadde anche nel 2015, quando fu richiamato in extremis l’uscente Napolitano per un mini-mandato di transizione in attesa della nomina di Mattarella.
Stavolta, però, l’indecisione ha assunto quasi toni da film. Persino più delle vicende di sette anni fa, quando i pentastellati tuonarono contro il veto sul nome di Stefano Rodotà . Sì, perché per quanto simili, le vicende delle ultime due elezioni al Quirinale sono differenti. Con il dettaglio non trascurabile che, questa volta, il patatrac è da attribuire a tutti i partiti in Parlamento. Mattarella alla fine ci ha ripensato e ha accettato di tamponare l’emorragia politica che rischiava di trascinare l’Italia in un vuoto istituzionale. Senza avere però le possibilità di mettere in riga una schiera partitistica che ha ampiamente dimostrato di non riuscire a tenere le redini.
Sergio Mattarella Presidente della Repubblica: quanto guadagna il Capo dello Stato
A un certo punto, sembrava quasi che dovesse avvenire il passaggio fatidico del premier, Mario Draghi, da Palazzo Chigi al Quirinale. Un’ipotesi rimasta sul piano delle discussioni senza concretizzarsi, risparmiando al Paese l’incombenza di una nuova ricostituzione del Governo. Le bocce, in sostanza, sono rimaste ferme. Mattarella è rimasto Capo dello Stato e Draghi presidente del Consiglio, senza comunque risparmiare all’Italia un’attenzione particolare da parte dei mercati finanziari. Perché è inevitabile che, in qualche modo, le azioni delle politica, specie se tentennanti, finiscano per ripercuotersi sui listini azionari. In questo senso, la nomina di Draghi a Palazzo Chigi era stata salutata da una buona reazione dei mercati. Al momento, il dato flash sul Pil del quarto trimestre dice +6,4% annuale. Un dato solo apparentemente incoraggiante, perché il nostro Paese resta sotto i riflettori del monitoraggio.
L’impatto sui mercati dovuto all’elezione di Mattarella c’è stato ed era ampiamente previsto. La mattinata di lunedì è stata positiva per l’Italia, col Ftse Mib a guadagnare, lo spread in discesa e il titolo di Stato decennale a rendere l’1,33%, con piccolo calo rispetto all’1,43% di qualche giorno fa. La capitalizzazione di mercato aggregata ai titoli finanziari italiani riceve una spinta verso l’alto del 44% annuale. Per un valore di 142 miliardi di euro dai 99 di circa un anno fa (all’epoca dell’insediamento di Draghi). L’obiettivo resta comunque quello della stabilità , oltre che della crescita. E i mercati indicano che l’accoppiata Draghi-Mattarella possa fornire al Paese il giusto grado di convergenza fra responsabilità ed esperienza.
Palazzo del Quirinale, una pratica guida alla visita: prenotazione, orari e costo
Sul tavolo, ad esempio, c’è l’impiego delle risorse del Pnrr. Un punto sul quale l’Italia non può permettersi di sbagliare, sia per garantire ai cittadini una ripresa strutturata che per rispettare le regole di bilancio dell’Eurozona. In questo senso, non mancano le insidie: pur a fronte di una crescita stimata del Pil del 6,4%, il problema potrebbe risiedere proprio nella debolezza politica. Perché Draghi è un tecnico solamente prestato alla scena politica e, secondo gli analisti, l’approssimarsi delle elezioni politiche del 2023 potrebbe far saltare qualche numero.