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Attualità

Fare l’hater non conviene: reati e sanzioni per gli insulti sui social

Utilizzare i social per interazioni e commenti non deve farci dimenticare le regole di civiltà ed educazione. I rischi per chi sgarra sono enormi.

Foto: Web

Ebbene sì: anche sui social bisogna stare attenti a ciò che si dice. La possibilità massiccia che i grandi network del web ci hanno concesso (letteralmente a tutti noi) di poter esprimere in totale libertà la nostra opinione, non deve farci perdere la bussola della buona creanza. A volte, infatti, capita che si esageri con determinate parole, anche se scritte solo via messaggio. Insulti, opinioni sgradevoli, epiteti deprecabili, riferimenti conditi da sentimenti deleteri (rabbia, gelosia, perfino razzismo), fino addirittura alle minacce. La schiera dei commenti offensivi e minatori è molto vasta sui social network.

Va comunque considerato che, anche se “al riparo” di uno schermo e senza l’incombenza di farlo di persona, anche interloquire via web ha le sue regole di buona condotta. E superare il limite comporta i medesimi rischi di cosa accadrebbe se l’ingiuria o qualcos’altro fosse mossa face-to-face. Anzi, è bene ricordare che utilizzare i social (Facebook soprattutto ma anche Instagram) tramutandosi in hater non conviene per niente. Insulti, offese e minacce hanno una loro specifica punizione. In alcuni casi si costituiscono come veri e propri reati. I quali, in caso di condanna, possono portare anche alla reclusione.

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Fare l’hater non conviene: cosa si rischia con la diffamazione via social

Attenzione quindi, perché non è vero che dietro la tastiera si può essere dei leoni. Anzi, spingersi troppo in là potrebbe farci oltrepassare la soglia del consentito, sfociando in brutte e mortificanti offese, dalle conseguenze altrettanto gravi. Naturalmente, l’entità della pena è commisurata alla gravità del problema. Nei casi più seri, potrebbe subentrare il Codice penale e, quindi, portare sanzioni come vere e proprie mazzate: dal risarcimento dei danni fino a multe salatissime e perfino reclusione. E se qualcuno ritiene che gli insulti “via social” siano meno gravi, farà meglio a ricredersi: insultare il prossimo da dietro una tastiera è considerata un’aggravante.

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Come detto, le circostanze in cui possono manifestarsi condizioni simili sono molte. E va detto anche che, al momento, un preciso elenco di reati che possono essere commessi via social non esiste nel nostro ordinamento. Per questo si procede a discrezione di chi indaga, a seconda della gravità dell’accaduto. Senza contare che l’offesa via social potrebbe tranquillamente diventare una catena, dalla quale la vittima farebbe fatica a uscire. Le sentenze si sono susseguite a ritmo serrato negli ultimi anni, soprattutto in merito al reato di diffamazione. Con sentenza della Cassazione del 2017, ad esempio, il reato di diffamazione aggravata è punibile con una multa non inferiore a 516 euro e reclusione da 6 mesi a 3 anni. Il messaggio è piuttosto chiaro.

Published by
Damiano Mattana