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Attualità

Clubhouse, cosa c’è dietro l’ascesa del primo social audio

Un’idea originale ma che sta raccogliendo sempre più consensi. Niente commenti né immagini e nemmeno testi: solo audio e un sistema a inviti.

Un social senza immagini né testi. Se qualcuno l’avesse detto qualche tempo probabilmente non c’avremmo scommesso nulla. Invece l’idea di Paul Davison e Rohan Seth, rispettivamente ex Pinterest e Google, sembra aver colpito nel segno tanto che, in poco tempo, la loro creatura sta raggiungendo picchi di consenso insperati fino a pochi mesi fa. Si chiama Clubhouse e ha tutte le funzionalità di un social ma, anziché su impostazioni visive si basa sull’audio.

Gli unici contenuti a disposizione degli utenti, quindi, sono le tracce sonore. Il che, di fatto, porta Clubhouse a funzionare come una mega playlist, nella quale trovano posto contenuti interamente fatti di suoni piuttosto che di testi o, men che meno, di foto. Niente commenti né Gif, né niente di tutto questo. E, anzi, addirittura due requisiti essenziali per entrare a farne parte: essere maggiorenni e possedere un iPhone.

Ma cos’è esattamente Clubhouse? E come funziona visto che gli utenti non interagiscono nel modo classico? Innanzitutto, si tratta di un social a tutti gli effetti, dal momento che si basa su una rete interattiva fra utenti diversi. Anziché in pagine, tuttavia, si ragiona in stanze: qui ogni contatto carica ciò che gli è più congegnale, il che porta ogni stanza a essere diversa in base alla semplice predisposizione dell’utente che la crea. Diverse anche le modalità di accesso: per il momento è solo su invito e c’è bisogno di una registrazione tramite numero di cellulare.

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Clubhouse, l’ascesa del primo social audio: come funziona

Altra via d’accesso, richiedere lo sblocco a uno dei contatti già dentro se lo si conosce. A ogni modo, una volta entrati, si potrà inizialmente interagire come ascoltatore. Per interagire con gli utenti, ci sarà un tasto a disposizione (l’alzata di mano, in modo simile a Zoom). Cercando, in tal modo, di regolarizzare le interazioni e, soprattutto, di limitare la platea a un dibattito inerente a quanto si ascolta.

Una soluzione che, forse, permetterà anche di eliminare qualche problema di privacy, visti i numeri in qualche modo più “contenuti”. A breve dovrebbe arrivare a disposizione degli utenti anche un’app su Android, così da rendere ancora più agevole l’ingresso su Clubhouse.

Published by
Damiano Mattana