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Recovery Plan: ecco la squadra che prepara il Governo

Il Pd sta pensando ad un direttore, vicino, altre figure professionali: ecco coma l’Italia prepara il team Recovery Plan

Il Premier Giuseppe Conte (Fonte foto: web)

Recovery Found, il progetto italiano che inizia a prender forma. Il Governo infatti, sta creando la propria formazione, con idea di formazione piramidale. Sabato scorso, l’ultimo incontro, si parla di figure primarie come 6 manager. Il Pd ha fatto richiesta di un direttore generale a capo della struttura.

Una figura centrale con poteri derogatori che possa rispondere sia a Palazzo Chigi che alla Commissione Europea, oltre a coordinare tutto il progetto, costituito a sua volta da sei progetti diversi: digitalizzazione, transizione green, istruzione e formazione, inclusione sociale e salute, delle 300 unità che dovrebbero far parte della struttura, la media sarebbe di 50 esperti per ogni settore del piano.

Possibilità che ci sia un ruolo per l’Anac: l’autorità anticorruzione che si occuperebbe della vigilanza sugli appalti pubblici e non solo. Da ricordare, che altri punti devono ancora essere toccati, in vista del maxi emendamento della Legge in Bilancio del Governo, che trasferirebbe ben 209 miliardi dall’Europa all’Italia con questa manovra. Paolo Gentiloni, seppur conoscendo le cose ancora in fase embrionale, si dice molto ottimista: “Penso che riusciremo a superare il veto di Polonia e Ungheria”.

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Le critiche al progetto di Calenda e Rosato

Sono quasi cento i progetti totali, per costruire la squadra addetta al controllo del Recovery Found presentati in tutta Italia. Ancora non è stato deciso in via definitiva come si suddivideranno i compiti i 6 manager e soprattutto a chi e perché affidare quei ruoli.

I progetti che sembrano più vicini ad essere accettati, di fatto, hanno ricevuto anche critiche. Ad esempio quella di Carlo Calenda, ex ministro e leader di Azione: “I ministri hanno dei poteri che sono attribuiti e non possono essere tolti. Quando viene costruita una struttura parallela, piramidale, dove c’è Conte sopra, due ministri sotto, 6 manager e 300 persone sotto, è inevitabile che questa struttura vada in conflitto, perché i ministri devono firmare gli atti che sono decisi da altri questo modo di affrontare il Recovery plan alla fine lo bloccherà. Se si continuano a costruire sovrastrutture di sovrastrutture, si crea un gran macello“.

Anche il presidente di Italia Viva, Ettore Rosato, dice la sua: “Non vorrei che fosse un commissariamento dei ministri, in cui mettiamo qualche burocrate a decidere al posto loro, come se il Consiglio dei ministri non fosse in grado di gestire il Recovery”.

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Vincenzo Capuano